Scoprire il territorio con occhi nuovi
- Paolo Maria Ferrari
- 2 set
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 9 set

A volte capita che i ragazzi conoscano più capitali europee che il fiume che scorre vicino casa, più catene di fast food che i prodotti coltivati nei campi del proprio paese. Il territorio, quello quotidiano, fatto di natura, tradizioni e lavori silenziosi, spesso rimane invisibile agli occhi di chi ci vive.
Eppure è proprio lì che si nasconde una parte importante della nostra identità collettiva. Scoprire come funziona un sistema di irrigazione, capire da dove arriva l’acqua che beviamo, osservare come cambia un paesaggio al variare delle stagioni: sono esperienze che collegano direttamente la vita di ogni giorno a processi concreti, tangibili.
Quando i ragazzi non si limitano a “visitare” un luogo ma lo esplorano attivamente, toccando con mano e provando a raccontarlo, il territorio smette di essere uno sfondo e diventa un’esperienza viva. Camminare tra i campi, osservare i gesti di chi li cura, spiegare a qualcun altro ciò che hanno appreso: sono momenti in cui si allenano la curiosità, la consapevolezza e il senso di appartenenza.
Non si tratta solo di imparare “come funziona” qualcosa, ma di accorgersi che dietro un campo coltivato, un canale o un paesaggio c’è un intreccio di storia, lavoro, innovazione e comunità. E quando i ragazzi riescono a raccontare tutto questo con le proprie parole, non solo imparano: diventano custodi attivi di ciò che hanno scoperto.
























