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Parlare durante la ricreazione

Da anni accompagniamo le scuole con percorsi concreti, pensati per rendere gli studenti protagonisti del loro futuro.

Qualunque strada scelgano, università, lavoro o formazione tecnica, le competenze trasversali restano la chiave per crescere.

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Formazione Scuola-Lavoro: oltre lo stereotipo delle fotocopie

  • Immagine del redattore: Paolo Maria Ferrari
    Paolo Maria Ferrari
  • 2 set
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 17 ott


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“La Formazione Scuola-Lavoro? Un modo elegante per dire che i ragazzi faranno fotocopie.” Quante volte l’abbiamo sentita, questa frase? È diventata quasi uno stereotipo, tanto che per molti il Percorso per le Competenze Trasversali e l’Orientamento non va oltre l’idea di un tirocinio scolastico poco utile, a volte persino noioso.


Scopri un nuovo modo di fare PCTO

Eppure, se ci fermiamo a pensarci, la Formazione Scuola-Lavoro non è mai stata solo questo. È uno spazio in cui gli studenti possono mettere alla prova se stessi, uscire dal ruolo di alunni e cominciare a sperimentarsi come cittadini e futuri professionisti. Non è la “palestra del lavoro”, ma la palestra delle competenze: quelle vere, quelle che restano.


Ed è proprio qui la differenza. Da quando l’Alternanza Scuola-Lavoro è diventata PCTO ed ora Formazione Scuola-Lavoro, il focus si è spostato: non è più solo questione di “provare un mestiere”, ma di sviluppare competenze trasversali. Collaborare, comunicare, gestire imprevisti, pensare in modo critico e creativo: sono abilità che valgono per tutti, indipendentemente dall’indirizzo di studi. Tecnico, liceale, professionale… ogni percorso dovrebbe offrire esperienze in questa direzione.


Spesso però si cade ancora nell’errore di scegliere una Formazione Scuola-Lavoro solo in base all’indirizzo scolastico.

Come se un liceale dovesse “per forza” vivere un certo tipo di esperienza e uno studente di un tecnico un’altra. In realtà, se il cuore del percorso sono le competenze, allora esistono moltissime possibilità che possono arricchire tutti, senza distinzioni. E questo vale anche per l’orientamento: non c’è un’unica strada per accompagnare i ragazzi nelle loro scelte, ma tanti modi diversi di aiutarli a immaginarsi nel futuro.

Perché non si tratta solo di imparare a usare una fotocopiatrice o a compilare un modulo. Si tratta di allenarsi a vivere in contesti reali, dove le conoscenze si intrecciano con le relazioni e le decisioni. Ed è lì che i ragazzi scoprono chi sono, quali talenti hanno, quale contributo possono dare.


Allora forse il punto non è chiedersi se la Formazione Scuola-Lavoro serva o meno, ma come lo rendiamo significativo. Un ragazzo che vive un’esperienza autentica torna a scuola con una consapevolezza nuova: di sé, degli altri, del mondo. Non ha solo “svolto ore”, ha costruito pezzi di futuro.


E qui entra in gioco la responsabilità di chi guida questi percorsi: insegnanti, enti, associazioni, aziende. Perché ogni attività può essere un’occasione per accendere una scintilla, per aiutare i ragazzi a guardarsi allo specchio e dirsi: “Posso farcela”.

 
 
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